Amebeo per Euridice
(2009)
Presentazione di Mauro Decastelli
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Il mistico musagète è Orfeo, il sole della oscura profondità, il logos del centro interiore. Orfeo è la parola creatrice che muove il mondo; e, nella simbolica cristiana dei primi secoli, egli indica Dio come parola. Orfeo è l'inizio dell'ordine all'interno del càos, l'evocatore del càos e il libera-tore dal càos a favore dell'ordine. Nominare Orfeo, significa risvegliare dall'oscurità del fondo estremo della persona il potere creatore e divino del Logos, che senza di lui non potrebbe ri-conoscere il proprio essere: "fiat Lux". — (VI. Ivanov, Orfej 1912)
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Inquietanti accessi d'ira scoppiano intorno a Nagasaki, in cima a una collina poco fuori città, sullo scorcio del secolo XVI. Vengono innalzate una trentina di croci e il martirio per crocifissione di uno sventurato gruppo di francescani per mano dei giapponesi lascia dietro a sé un'aria di tragedia, e il forte senso di 'domanda' che le è connaturato. Le croci, gli alberi della sofferenza e della vita, disposte sull'altipiano in tre file, con uno sguardo frontale che ne accentua la prospettiva, illuminate centralmente da un sole fulgido come ogni altro giorno e che non sembra rivelare alcuna vera novità sotto di sé, né la mortale e incolmabile tragedia, con l'abito dei francescani, a terra o già legati e inchiodati alla loro croce, che irradia una modulazione della luce, questa sì, nuova — è l'immagine impressa sulla retina, entrata come uno scenografico simbolo nella fantasia occidentale. Chi percorre le sale della Pinacoteca di Brera a Milano se la ritrova di fronte. Dal vivo, ancor più che nelle riproduzioni fotografiche, raggiunge e colpisce l'osservatore una modalità della luce, mutuata dal realismo caravaggesco ma qui carica di un tono ulteriore, di un giallo verdognolo perfettamente analogo al dolore che presentano i fatti. La misura della perdita che fa uguale a Dio il mortale (Iosif Brodskij), si decompone in luce mesta, nauseante, oppressiva, piena però di tracce, di echi e rinnovata nella coscienza. Tanzio da Varallo, riscoperto nel '900 da Testori, è autore di questa icona tragica: Il martirio dei beati francescani a Nagasaki; oggi addizionata degli echi veramente numerosi di fatti consimili. Il "verde dolore", nella luce verdigna a tratti più scura, a tratti più chiara, accampa le sue ragioni anche nel nuovo, figurativo affresco poetico di Vito Sorrenti, e accomuna nella dynamis dello sguardo il pittore cinquecentesco e il poeta.